Label

Breaking News

L'editoriale di Stefania Bergo

(10) Sfumature di mamma


Le mamme.
Alcune sono degli esseri eterei, il terzo genere umano. Uomini, donne, mamme. Altre avrebbero invece dovuto essere sterilizzate da piccole. Ma a noi piace pensare che queste ultime siano davvero poche. Amiamo le loro sfumature, che vanno ben oltre le celeberrime e sopravvalutate gradazioni di grigio. Comprendono tutti i colori dell'arcobaleno!
Di seguito, le 10 sfumature di mamma dei nostri libri...

GIALLO
MAMMA AFRICA
La signora Angela ci raggiunge sotto la pergola di ritorno dall’ospedale. Ha fatto una sorpresa a Saidi, il bambino ustionato che è qui ormai da due mesi. Due mesi senza vedere la sua mamma che lavora sulla costa. E a lui manca così tanto. Non è nemmeno possibile raggiungerla al cellulare, perché lei non ne possiede uno. Di tanto in tanto, passa a trovare dei parenti per provare a mettersi in contatto con lui, ma abitano a una trentina di chilometri da lei, e spesso le chiamate arrivano nel momento sbagliato, quando lei se n’è già andata o deve ancora arrivare o magari proprio il giorno in cui lei non è riuscita a prendere un matatu o a raggiungerli a piedi. E così Saidi si rattrista, deluso, a ogni nuovo tentativo, pensando che la mamma lo abbia ormai dimenticato. Ma la signora Angela sapeva che oggi la mamma di Saidi avrebbe trascorso in famiglia la festa. Senza promettergli nulla per evitargli eventuali ulteriori delusioni, compone col suo cellulare il solito numero restando nel corridoio, appena fuori dalla sua stanza. E questa volta sua mamma è dall’altra parte dell’etere.
«Dovevate vederlo», ci racconta, «continuava a gridare “mama, mama” al telefono, non l’ho mai visto così felice… e poi ha detto a tutti che lui ha visto la sua mamma», continua imperturbabile.
Ma potrei giurare di averla vista sorridere. Non si può restare impassibili davanti alla felicità di un bambino, una felicità che tu stessa hai contribuito a creare con un semplice, apparentemente banale gesto. Per Saidi, la voce lontana della mamma valeva quanto la sua presenza, è stato il dono insperato di un sabato mattina.
ARANCIONE
SAGGEZZA DI MAMMA

Vivevamo ancora in casa con i miei genitori, erano stati molto gentili ad ospitarci senza chiederci un soldo. Li aiutavamo quando potevamo, ma non navigavamo nell'oro quindi spesso contribuivamo solo con qualche centinaio di euro per la spesa al supermercato. Avevamo passato momenti bui in cui ci era sembrato di aver fatto una scelta stupida nel rimanere in Italia e mia mamma cercava di darci forza dicendo: «Le cose cambieranno, abbiate fiducia, d'altra parte... noi non siamo nati con la camicia e le cose ce le dobbiamo sudare». 
ARANCIONE
SAGGEZZA DI MAMMA

Dopo aver riagganciato, Iago, a piedi nudi, si catapultò sotto da sua madre:
«Ma’, devo chiederti una cosa. Hai presente i soldi che ti ho chiesto per l’estate prossima a Formentera, con la caparra, eccetera?»
Ornella squadrò quel disperato di suo figlio da testa a piedi. Aveva i capelli più scarmigliati che mai e l’aria impaziente. Si domandò quando si sarebbe deciso a cedere le armi con quella farsa dell’università. Quando sarebbe giunto finalmente il momento? Era forse arrivato?
«Beh, mi servono adesso. Subito. Cioè, quasi, diciamo in un paio di mesi.»
Evidentemente l’annuncio della resa non era ancora giunto.
«Mille euro in due mesi, Iago?»
Ornella protestò allarmata.
«Si può sapere a che cavolo ti servono? Di’ un po’, razza di un debosciato, non è che la tua dose settimanale di cannabis non ti basta più? Non è che sei passato a
roba più pesante?»
«Te li restituirò tutti ma’, tutti, fino all’ultimo centesimo. Però ne ho bisogno. Lavorerò qua e anche altrove, se vorrai. Ma me li devi dare.»
Ornella sospirò. Fino a che punto avrebbe dovuto lasciarlo fare prima di mettere un veto a tutto?
«Almeno mi vuoi dire che te ne fai? Perché non sono per la vacanza, di’ la verità.»
«Te lo giuro, sono per una buona causa. Per aiutare un’amica.»
Un’amica? E da quando Iago aveva amiche da aiutare?
«Okay. Ma è un prestito. Rivoglio tutto.»
«Grazie ma’, grazie mille!» e così dicendo le scoccò un gran bacio sulla guancia, come non faceva da mesi.
A Ornella parve negli occhi di suo figlio fosse tornata una luce che era scomparsa da troppo tempo.
BLU
IL VUOTO DI UNA MADRE

Non ti aspetterò più

A te che non nascerai mai

a te che spesso sei entrato nei miei sogni con gli occhi chiari e il sorriso sincero che ho abbracciato con timore

che ho guardato dormire nei miei sogni

è lì che tu vivi

non altrove, non per altri, solo per me

Sognarti è stato come nuotare nuotare nel mio mare

quella leggerezza che sa di vita

senza alcun peso, senza alcun pensiero sola con quel che sono

libera e leggera

come volare tra carezze morbide di onde gentili in pace

a te che non nascerai mai

a te voglio dedicare questo mio pensiero perché so che puoi almeno ascoltarmi da lontano

da dove sei

a te vorrei regalare un sorriso una rosa blu

un gelato

un prato verde un abbraccio

un padre, il migliore che avrei potuto mai immaginare per te la mia vita

il gioco innocente dei miei cani una dolce melodia

un ballo sfrenato la neve

il mare i fiori
la mia follia

il vento di quest’isola una corsa sulla spiaggia i miei sogni

la musica

la mia fantasia l’amore

un bacio

a te che non nascerai mai a te che penso spesso

come un punto nell’universo so che mi ascolterai
e che in un certo senso ci sei

come in un angolo di paradiso un fiore piccolo e profumato nascosto ma cercato

non so perché,
ma so che non verrai

questo mi fa male ma la consapevolezza mi aiuterà a guardarti da qui ad incontrarti nel sonno, nei pensieri, nei momenti di solitudine allora ci sarai, anche per me

vorrei supplicarti di venire qui, ma so che non lo farai vorrei poterti donare a chi mi sta vicino e mi ama
e ama già anche te

a lui vorrei poter dare questo regalo immenso per lui vorrei avere un po’di magia

e vederlo felice
con te che saresti solamente nostro

non ti aspetterò più.
ROSSO
LA SCELTA DI UNA MADRE

Lui porgendole le mani, la pregò.
«Abbracciami, perdonami, amami. Se puoi... se vuoi...»
Giulia mise le mani nelle sue e subito un brivido corse lungo la sua schiena, le parve che le forze le stessero venendo meno. Non riusciva a profferir parola, il suo corpo pareva paralizzato, solo i suoi pensieri correvano veloci, come impazziti.
Lui era lì di fronte a lei e la voleva, ora come non mai. Dio del Cielo!
Sarebbe stato meraviglioso buttarglisi fra le braccia e potergli dire che era ciò che aveva sempre desiderato. Gettare alle ortiche il suo orgoglio ferito, per cominciare un lungo cammino accanto all'uomo che amava.
«Mamma? Mamma vieni qui! Guarda che belle conchiglie!» Gridò il piccolo Gabriele a pochi metri di distanza da loro.
«Arrivo tesoro!»
Guardò Mauro. Lesse in quegli occhi profondi tanto amore.
«Ti amo Giulia.»
-Anch'io, immensamente!- pensò lei.
«Mamma!» Si voltò e guardò il suo cucciolo d'uomo, poi incrociò nuovamente lo sguardo di Mauro.
«Ti prego stellina...»
«Mauro... io ti...»
«Mammaaaa!!!» rivolse a lui un ultimo sguardo, tanto da imprimerselo indelebilmente nel cuore, sciolse le sue mani da quelle dell'uomo, asciugò una lacrima che non era riuscita a trattenere e si avviò verso la strada che aveva deciso di percorrere fieramente da sola.
«Eccomi Gabriele, sto arrivando!»
Un altro sguardo, poi avvicinò l'indice della mano destra alle labbra e gli mandò un ultimo bacio, dicendo sottovoce con la gola che le doleva nel trattenere i singhiozzi.
«Addio amore mio. Addio mio bellissimo tiranno.»
ROSSO
LA SCELTA DI UNA MADRE

Pensò a sua madre, sempre impeccabilmente elegante e mai con un capello fuori posto, che aveva riposto nel cassetto la sua laurea in legge per dedicarsi alla famiglia ed era così finita col diventare l’ombra del famoso e affermato chirurgo che aveva sposato. Forse fu proprio l’esigenza di crearsi un proprio ruolo, la causa per la quale delegò ad altre persone la mansione di accudire quella stessa famiglia che le aveva fatto rinunciare a tanto e il motivo per cui dedicò tutta se stessa a opere di carità. Ecco dunque che doveva organizzare un ricevimento di beneficenza proprio in occasione del primo concerto di musica della figlia o che risultava impegnata, anche nelle più astruse delle attività filantropiche, tutte le volte che ne richiedeva la presenza. Avrebbe potuto essere ironico, se non avesse tanto pesato sulla sua carenza affettiva, il fatto che qualsiasi bisogno umano avrebbe potuto ottenere l’attenzione di sua madre, tranne quello che aveva lei, che era semplicemente la necessità di sentirsi amata! L’unico stratagemma, che ormai aveva imparato ad adottare, per intrattenere sua madre con sé, era quello di farsi accompagnare a fare acquisti. Accampava la scusa di avere la necessità di qualche oggetto e magicamente la donna si liberava da ogni impegno ed era pronta ad accompagnarla.
Chissà se lo faceva per amore smodato dello shopping o perché era l’unico modo che conosceva per ripagarla del suo scarso interesse. Comunque fosse, erano le uniche occasioni in cui si informava dei suoi progressi scolastici, di come procedevano le sua attività artistiche, o comunque in cui dimostrava di interessarsi un po’ della sua vita.
INDACO
UNA NUOVA VITA

La primavera era alle porte e anche a casa di Lina era sbocciato il primo fiore: una pioggia di riccioli d’oro celava due perle azzurre incastonate in un visino tondo e scarlatto.
«Quanti capelli!».
Due lacrime di benvenuto scendevano sul volto provato e sudato di Lina, che aveva dato alla luce una bella bambina. Prese tra le braccia quel fagottino arruffato che non voleva smettere di piangere e con delicatezza se l’accostò al petto. Che emozione! Finalmente aveva in braccio la sua piccola, e nessuno poteva portargliela via! Era solo sua.
Il miracolo della vita stavolta aveva preso il sopravvento su quella famiglia continuamente perseguitata da disgrazie.
NERO
MAMME ASSENTI

«E tua madre? È molto che non la senti?»
«Mia madre!» ripeté Helen accompagnando l’esclamazione con un gesto eloquente della mano, come per allontanare fisicamente quel pensiero.
“Okay, questo è il momento giusto per accendere un’altra sigaretta.”
Sua madre Brigit, pur avendo sangue irlandese nelle vene, non era mai riuscita a opporre una valida resistenza all’impetuoso carattere italiano di Michael. Semplicemente non erano attratti allo stesso modo dall’amore per Helen; sua madre aveva cercato, almeno negli intenti, una collaborazione educativa che invece suo padre non ravvisava all’interno del suo ruolo. Lui aveva sostituito all’educazione, l’istruzione, nel senso militare del termine, emarginando altrove i sentimenti; non c’era posto per loro all’interno di una divisa da ufficiale.
“Mi chiamava occhi di gatto, mia madre... lei sì che era bella. Forse mio padre l’ha sposata solo per quello, chissà.”
Helen si portò la sigaretta alla bocca con studiata lentezza e cercò di esplorare quella congettura per l’ennesima volta.
«Be’, se proprio lo vuol sapere, è un po’ che non la sento» la ragazza piegò la testa da una parte «del resto mia madre è abituata a lunghi periodi di silenzio. Lei sta bene nel silenzio. È stata praticamente in silenzio per tutta la mia vita» concluse senza smettere di annuire, come se non trovasse le parole ma la sua mente continuasse a elaborare quell’agghiacciante considerazione.
«Ho la sensazione che metterai da parte le tue riserve e cercherai di perdonare.»
«Porca puttana! No, dottor Hawking, io non credo!» interruppe Helen scuotendo la testa e facendo ondeggiare vorticosamente i suoi orecchini pendenti. 
LILLA
AMORE DI MAMMA

Ogni volta che parto lascio un testamento ai miei cari, e queste pagine sono il mio testamento per te. Questa gravidanza è il mio più bel viaggio, e come tale apre a nuovi mondi, ma comporta dei rischi.
Ti lascio i miei diari, amore mio.
Sono tanti e continueranno a crescere insieme a me, e a te.
In quei diari c’è la mia vita; quando non sentirai il richiamo del vento ti basterà leggerne qualche pagina, e troverai le risposte.
Tienili sempre con te, custodiscili gelosamente!
Quello è il mio tesoro più prezioso, e lo regalo a te.
In quelle pagine riposano i miei pensieri.
Ci troverai le mie lacrime, ci troverai i miei sogni.
Ti sveleranno ciò che per me è l’amore, ciò che per me è l’odio... perché ho amato e odiato molto nella mia vita.
Cos’è la vita se non un’emozione?
Ti regalo la mia vita, bambina, eccola qui.
Il nostro è un legame indissolubile, indipendente dal corpo.
Non sarà certo la fine del corpo ad allontanarci, anzi, arrivate a quel punto saremo ancora più unite.
Torneremo ad essere quello che eravamo un tempo, e che in parte siamo anche ora.
Una cosa sola.
ARCOBALENO
TUTTE LE MAMME

La Mamma ci ha fatti nascere, qualunque donna procrei è mamma, tutto sommato non è difficile, succede tutti i santi giorni. La natura ha scelto però, una procedura dolorosa, coinvolgente, almeno per noi umani, chissà perché? Forse voleva un po' limitarci e non lo abbiamo capito…
Se Madre Terra avesse voluto farci riempire il pianeta, ci avrebbe fatti come gli uccelli: decine di uova da covare, tutto molto più semplice. Invece no, obbliga la donna a tanto impegno e tanto dolore. Un figlio per volta e che fatica! Così ha voluto Madre Natura e così si fa.
Se la procreazione fosse tutta qui, sulla Terra saremmo quattro gatti, perciò, il buon Dio, ha dovuto anche dotare l'atto che la precede e la causa, di un’indubbia, indiscutibile, piacevolezza, meno male! E dopo… dopo hanno l'amore dei figli, meritatissimo, bisognerebbe festeggiarle tutti i giorni. Prima ancora di esistere, ci danno da mangiare, ci portano in giro per mesi senza neppure conoscerci, ci amano, comunicano con noi che ancora siamo poco più di niente, tutto questo fare, in virtù dell'enorme quantità di amore che in futuro sicuramente riceveranno.
Ci sono anche mamme che prendono i figli a martellate, ma non ce ne occupiamo, è evidente che vanno lasciate nell’ambito del patologico.
Le donne-mamme per me sono eroiche, oggi più che in passato, da emancipate, lavorano molto di più di quando ancora emancipate non lo erano. Se fossi donna mi verrebbe il dubbio: “che mi stiano fregando? Quanto la sto pagando la promessa emancipazione?”
La mattina portare il figlio a scuola, andare di corsa al lavoro, in pausa pranzo fare la spesa, appena finito il turno andare a prendere il figlio che esce da scuola.
«Mamma, mi hai portato la merenda? »
Dopo, in palestra o calcetto o danza, dipende dalle attitudini, fare la cena, lavare i piatti… mani, denti, pipì e a letto. Poi controllare il computer, che non ci sia qualche mail dal lavoro.
«Ciao cara, com'è andata oggi?»
“Ma vaff …” - no, scherzo, non è proprio cosi, ma ci assomiglia.
Perciò, bambini dai 3 ai 65 anni, queste mamme che riescono a fare tutto nonostante il buon Dio abbia fatto il giorno di sole 24 ore, che sono pochine, amiamole, ma è scontato.
Quello che non è scontato e non tutti fanno, ve lo consiglio adesso: andiamole a trovare queste eroiche mamme, quando, vecchiette dolcissime, hanno bisogno di noi, non per lavare i piatti che fino alla fine lo faranno da sole, ma per passare del tempo insieme, raccontare loro della nostra vita, o anche per leggere loro qualche pagina prima di dormire.
Ci renderanno famosi, si porteranno dietro la nostra voce in giro per l'eternità e ,orgogliose, la faranno sentire a tutte le anime che incontreranno, questa è la voce di mio figlio, questa è la voce di mia figlia. Buona Festa della Mamma!

E LA TUA MAMMA, DI CHE COLORE È?



Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni.

2 commenti:

  1. MADRE

    Seduta
    su uno scalino arroventato
    persa mi schiudo
    a rovistarmi l’anima
    la sento vuota, stanca e tormentata
    da un brusìo di voci sottomesse.

    Vaga la mente
    dolce nel pensiero
    a consolarsi lieta nel ricordo,
    in quei sorrisi
    sereni ed assolati,
    di rosee albe
    e vissute primavere.

    Ricurvo il capo
    nella nerboruta mano
    che lo sorregge
    a ritrovar ristoro,
    alza lo sguardo al cielo
    e sente
    la breve vita fuggir via,
    veloce invano.

    La mano tremula
    s’aggrappa altrove
    a cercar conforto
    in quella mano liscia,
    che strige forte
    e sente sussurrare
    quel vero amore
    di madre ad una figlia.


    Silvia Pattarini
    © LG. 633/1941


    RispondiElimina