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Recensione "Il cerchio Celtico" di Björn Larsson


Un vento impetuoso si abbatte sul porto di Dragør, inghiottito dalla notte per un improvviso black-out. Oltre il molo si profila un catamarano: solo un pazzo può affrontare il Mare del Nord nel mezzo di una burrasca in pieno inverno. O un uomo in fuga. 
Ulf, che ha fatto di una barca la propria casa, aiuta lo sconosciuto ad attraccare. È un finlandese, ha il terrore e la fatica dipinti sul volto, e prima di venire arrestato dalla polizia riesce a consegnargli un misterioso pacchetto. All’interno una sfida irresistibile per Ulf e il fedele amico Torben, pronti a mollare tutto e lanciarsi a bordo del Rustica in epiche traversate di mari in tempesta, sulle tracce di MacDuff e Mary e di un’organizzazione segreta che in Irlanda, Scozia, Paesi Baschi e Bretagna persegue con ogni mezzo il sogno di liberazione del popolo celtico. 
Il brivido del pericolo, il fuoco delle passioni, il fascino di una civiltà millenaria che crede a tal punto nella parola da rifiutare la scrittura per non toglierle potere vitale: ogni pagina di questo thriller marinaresco ci fa assaporare la libertà e l’avventura che ci sfuggono quando misuriamo i giorni con il cartellino da timbrare.



di Björn Larsson | Iperborea | Thriller  
ISBN 9788870914139 | cartaceo 16,50€ Ibs | ebook 8,49€ Bookrepublic 

RECENSIONE


Ho scoperto questo autore grazie a una sua presentazione alla mia libreria di fiducia, la Ubik di Monterotondo.
Questo libro è un romanzo di mare e di imbarcazioni. Il thriller, perché in fondo di thriller si tratta, è innestato sullo sfondo dei grandi fiordi e delle isole del Mare del Nord e della Scozia, raggiunto grazie a una navigazione eroica, nel mese di gennaio, su una barca a vela, partendo dalle coste della Danimarca, da Ulf e dal suo grande amico Torben. I due partono alla ricerca del finlandese Pekka e dello scozzese Mcduff, misteriosamente scomparsi, sulle cui tracce è anche “Il cerchio celtico”, un’organizzazione segreta che cerca di ripristinare il dominio della razza celtica su tutti i territori nei quali, anticamente, si muovevano e vivevano queste popolazioni. 
La spietata organizzazione non esita a uccidere, pur di perseguire il suo scopo e i due amici e una donna, Mary, dovranno ricorrere a tutte le loro astuzie e a una buona dose di fortuna, per salvare la pelle su una piccola e nebbiosa isola delle Ebridi, dove la loro ricerca li aveva condotti.
Il libro, nel curioso formato delle edizioni Iperborea, è piacevole e scorrevole alla lettura. Solo in alcuni passaggi l’autore pecca di eccessive descrizioni tecniche sulle barche, sui metodi e le procedure di navigazione, che un pubblico di lettori non competente, fatica a comprendere. 
La risoluzione della trama avviene con uno stratagemma che, a un lettore di gialli esperto, potrebbe sembrare fin troppo fantasioso e questa è la seconda critica che posso rilevare in un giallo che scorre comunque fluido fino alla fine. 
Il suo lato positivo è da ricondurre alle belle e dettagliate descrizioni del mare in tempesta, dei porti , dei porticcioli e delle nebbiose e misteriose isole del Grande Nord nel quale l’autore ci immerge con abilità.




Franco Mieli
Da ragazzo scrivevo nel giornalino della scuola. Poi per decenni le varie fasi della vita mi hanno fatto abbandonare questa mia passione. Da circa 4 anni, con i figli ormai grandi, ho deciso di riprendere la scrittura. Coltivo la passione per l’archeologia e il trekking di cui ho trasferito le esperienze nei miei racconti.
Ombre pagane, Montecovello.

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