Segnalazione autori emergenti "Il piano del gatto"
di Sergio Cova | Sito web
Happy Hour Edizioni
ISBN 978 -88-96941-17-1
Giallo | Noir
cartaceo 12,80€ Mondadori
Happy Hour Edizioni
ISBN 978 -88-96941-17-1
Giallo | Noir
cartaceo 12,80€ Mondadori
1977. Amerigo Mombelli, un piccolo malvivente soprannominato Gatto, sogna di rapinare un furgone portavalori della Banca d’Italia ed essere a capo di un gruppo criminale come quello nato da poco a Roma: la banda della Magliana.
Ci sono tre ragazzi che frequentano il suo bar. Il Principe, il Monaco e il Rosso. Tutti hanno bisogno di soldi e il Gatto lo sa. Facendo leva sui loro problemi, li convince a far parte della squadra insieme agli ultimi due componenti: Valentino Cutuli e Veronica Oliva.
Nonostante i dubbi del Monaco riguardo la mancanza di esperienza del Gatto, l’assalto al portavalori viene organizzato e messo in pratica in una giornata di luglio. Ognuno ha il proprio compito: il Rosso si fingerà un poliziotto e devierà il traffico su una via laterale, Veronica e il Principe simuleranno un incidente bloccando la strada principale e ai tre rimasti toccherà il compito di disarmare la guardia e rubare il denaro.
Il piano del Gatto, così perfetto sulla carta, si rivela un disastro. La banda riesce a scappare con dodici miliardi di lire, ma i legami già deboli all’interno del gruppo si spezzano definitivamente. Nel capannone indicato come punto di ritrovo dopo la fuga, il Gatto tenta di convincere gli altri a reinvestire il denaro per altri colpi. Ma gli altri non ci stanno. Vogliono la loro parte e il Gatto tergiversa, con la scusa di aspettare il Principe l’unico che ancora non si è fatto vedere.
1997. Dopo essere evaso dal carcere, il Monaco si è trasferito a Parigi. Ha tagliato i ponti con il passato e ha cercato di dimenticare ciò che è accaduto vent’anni prima. Nonostante abbia cambiato identità, viene rintracciato dall’avvocato del Principe il quale gli mostra una videoregistrazione dell’amico in cui, in punto di morte, giura di non avere preso i miliardi della rapina.
Il Monaco torna così in Italia deciso a scoprire cosa ne è stato degli ex componenti della banda e soprattutto di cosa ne è stato del bottino.
Viene aiutato da Adele, la figlia del Rosso, convinta che i soldi possano riavvicinare i genitori e da Veronica.
Scopriranno che il Gatto, deceduto in prigione, aveva lasciato dei dipinti nei quali sembra esserci una pista sul luogo dove sono nascosti i soldi. Ma forse niente è così semplice e scontato come sembra.
Il Monaco, abituato a non fidarsi di nessuno, dovrà capire per quale motivo l’avvocato di Mazzola l’ha convinto a tornare in città. E soprattutto dovrà capire chi sono i veri amici e a chi può davvero confidare le sue teorie.
"La strada è ancora transennata nei due sensi di marcia. I curiosi si sono avvicinati in silenzio e osservano gli agenti di polizia lavorare qualche metro più avanti. Si è formata una piccola folla che commenta gli avvenimenti della mattina. La voce è circolata in fretta e in tanti sono venuti a vedere.
C’è stata una rapina. Alcune macchine hanno bloccato il blindato, quello là, in mezzo alla carreggiata, con il portellone spalancato. Auto veloci, di lusso. Da signori: forse rubate. C’è chi dice tre, chi quattro. Nessuno lo sa con precisione. Anche i pochi testimoni sono confusi.
I banditi sono scesi di corsa, con le mitragliette e le pistole in pugno, di questo sono sicuri. In un amen hanno obbligato l’autista ad aprire il portavalori della Banca d’Italia.
Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. La gente lo sa. I soldi fanno gola a molti, soprattutto in questo periodo di crisi e di difficoltà. Ma rapinare un furgone in pieno giorno. Via Copelli come via Osoppo. Come vent'anni fa, nel 1958, mormora qualche anziano che si ricorda della rapina del secolo. Anche allora i soldi erano destinati alle filiali sparse nella città. Allora il piano era stato studiato nei minimi dettagli, eppure qualcosa era andato storto e li avevano beccati tutti.
Non c’era stato il morto, però. Non come oggi. È lì, steso sull’asfalto caldo di luglio, con un lenzuolo bianco macchiato di sangue, a coprire carne, muscoli, ossa che non si muoveranno più. In segno di pietà o per mascherarne l’identità. Ladro o poliziotto? La gente ignora. Qualcuno spera sia uno sbirro, qualcuno un bandito.
Qualcuno si preoccupa. Perché anche se lontano, si vede bene l’interno del portavalori. Si vede il pianale lucido di metallo, le pareti blindate e lisce, le piccole aperture protette dalle grate. Si vede ogni cosa.
Tranne il denaro.
Quello non c’è. Sparito, spostato dal furgone su auto veloci, di lusso. Da signori: forse rubate."
Sergio Cova è nato a Varese nel 1978.
Ha pubblicato due romanzi gialli “Tutti colpevoli” (2011) e “Una via d'uscita” (2013).
Il suo racconto “Ventitré”, vincitore del premio Nebbia Gialla 2013, è stato pubblicato sul n. 3100 del GialloMondadori.
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