L'editoriale di Stefania Bergo Uno sguardo che racconta una vita
Ho incrociato un’anziana signora ferma a leggere i necrologi. La schiena era crudelmente ricurva, il collo allungato verso l'alto, in tensione, lo sguardo tentava di risalire lungo la parete, sforzandosi, opponendosi alla vecchiaia che accartoccia la schiena. Reggeva con le due mani contorte la sua piccola bicicletta blu. Era intenta a leggere. Forse cercava il nome di qualche amico o conoscente che ormai non c’è piĂą. Lo sguardo, incassato tra le rughe, era triste. O forse solo stanco.
Ha sorriso ad Emma, quando le siamo passate vicino, come se la visione di quell’innocenza le avesse gettato una manciata di freschezza in pieno viso e l’avesse risvegliata dal suo torpore.
Le ha sorriso, scoprendo il suo unico dente fare capolino tra le labbra grinzose.
Le ha sorriso con gli occhi.
Col cuore...
Mi sono soffermata a pensare a lei, a come deve essere stata da giovane. Lo faccio spesso quando incontro qualche anziano passeggiare per strada o seduto su una panchina nel parco.
Ho provato ad immaginare quale fuoco deve averla arsa dentro quando aveva vent’anni, le sue battaglie contro chi la voleva omologare, la sua passione nell’amore, i sogni infranti, i viaggi, le lacrime e i sorrisi di tutta una vita vissuta. Una vita che ora è scritta lì, sul viso, tra le rughe. Ogni linea racconta una storia, descrive una parte di lei.
E gli occhi... gli occhi degli anziani mi lacerano, a volte.
In ombra, sotto le folte sopracciglia bianche, sembra che sbircino tra le fessure di una vecchia casa abbandonata. Quasi sperando di non essere visti. Quello sguardo a volte triste, piĂą spesso pieno di rabbia. Lo sguardo di chi si rassegna impotente al tempo inesorabile che passa. Ma che se solo potesse sarebbe in grado di vivere un’altra vita e un’altra ancora, perchè la voglia di amare, viaggiare, scoprire non invecchia mai. Mentre il corpo si consuma. Si consuma fuori e imprigiona l’anima ancora giovane. A volte li vedo camminare lentamente, reggendosi ad un bastone, trascinando le gambe avanti di centimetro in centimetro, con dolore. Con il respiro affannoso, le labbra serrate. E lo sguardo, sempre quello sguardo rabbioso, di chi vorrebbe correre. Correre ancora. Vivere ancora.
E mi commuovo.
E mi spavento.
Perchè un giorno avrò anche io quello sguardo...
Altre volte, invece, scorgo passanti consumati con gli occhi spenti di chi è invecchiato tanto tempo fa, molto prima dell'età anagrafica. Di chi è sempre stato chiuso in una piccola scatola senza mai sbirciare il mondo. Di chi non ha avuto il coraggio di farsi travolgere dalle passioni. Di chi non ha mai saputo sognare o non ha mai avuto desideri che lo portassero lontano dal punto di partenza. Di chi ha sempre e solo percorso la strada più trafficata.
E mi commuovo.
Ma sono felice.
Perchè so che io non avrò mai quello sguardo...
Ha sorriso ad Emma, quando le siamo passate vicino, come se la visione di quell’innocenza le avesse gettato una manciata di freschezza in pieno viso e l’avesse risvegliata dal suo torpore.
Le ha sorriso, scoprendo il suo unico dente fare capolino tra le labbra grinzose.
Le ha sorriso con gli occhi.
Col cuore...
Mi sono soffermata a pensare a lei, a come deve essere stata da giovane. Lo faccio spesso quando incontro qualche anziano passeggiare per strada o seduto su una panchina nel parco.
Ho provato ad immaginare quale fuoco deve averla arsa dentro quando aveva vent’anni, le sue battaglie contro chi la voleva omologare, la sua passione nell’amore, i sogni infranti, i viaggi, le lacrime e i sorrisi di tutta una vita vissuta. Una vita che ora è scritta lì, sul viso, tra le rughe. Ogni linea racconta una storia, descrive una parte di lei.
E gli occhi... gli occhi degli anziani mi lacerano, a volte.
In ombra, sotto le folte sopracciglia bianche, sembra che sbircino tra le fessure di una vecchia casa abbandonata. Quasi sperando di non essere visti. Quello sguardo a volte triste, piĂą spesso pieno di rabbia. Lo sguardo di chi si rassegna impotente al tempo inesorabile che passa. Ma che se solo potesse sarebbe in grado di vivere un’altra vita e un’altra ancora, perchè la voglia di amare, viaggiare, scoprire non invecchia mai. Mentre il corpo si consuma. Si consuma fuori e imprigiona l’anima ancora giovane. A volte li vedo camminare lentamente, reggendosi ad un bastone, trascinando le gambe avanti di centimetro in centimetro, con dolore. Con il respiro affannoso, le labbra serrate. E lo sguardo, sempre quello sguardo rabbioso, di chi vorrebbe correre. Correre ancora. Vivere ancora.
E mi commuovo.
E mi spavento.
Perchè un giorno avrò anche io quello sguardo...
Altre volte, invece, scorgo passanti consumati con gli occhi spenti di chi è invecchiato tanto tempo fa, molto prima dell'età anagrafica. Di chi è sempre stato chiuso in una piccola scatola senza mai sbirciare il mondo. Di chi non ha avuto il coraggio di farsi travolgere dalle passioni. Di chi non ha mai saputo sognare o non ha mai avuto desideri che lo portassero lontano dal punto di partenza. Di chi ha sempre e solo percorso la strada più trafficata.
E mi commuovo.
Ma sono felice.
Perchè so che io non avrò mai quello sguardo...
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Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe. Se solo fossero piĂą fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un'eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.
Erasmo da Rotterdam
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Stefania Bergo Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro. Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni. |
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