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L'incipit | #29 Quattro sentieri variopinti


AMICI PER LA PELLE

Tommy era un bel bimbetto, vivace e paffutello, che si avvicinava a tutto con grande curiosità ma anche con cauta circospezione. Quest’ultima la accantonava solo per quanto riguardava il cibo, per cui bastava solo un’occhiata per stabilire che il boccone poteva essere appetibile e, quindi, ingurgitato con voracità.
Con le persone, invece, era piuttosto diffidente; un po’ era dovuto agli insegnamenti dei suoi genitori, che gli raccomandavano sempre di non fidarsi degli sconosciuti e lo mettevano in guardia sulle cattiverie che certe persone potevano fare ai bambini, un po’ era dovuto alla sua indole naturale. Per questo lato del suo carattere, ci mise un intero semestre del primo anno della scuola materna per entrare in confidenza con la sua maestra Isabella e con meno della metà dei suoi compagni del gruppo dei “pulcini”. L’altra metà non la considerava nemmeno; erano tutti, per lo più, sciocchi e cattivi e non sarebbero mai potuti diventare suoi amici!
Le femmine poi, non facevano che spettegolare tra loro e fare assurdi giochi in cui avrebbe dovuto essere il marito di qualcuna, fingere di avere dei figli e di tornare dal lavoro, stanco, chiedendo la cena. Non gli piacevano quelle scenette e non si sarebbe mai prestato a fare il marito che rincasava mentre la moglie cercava di sbaciucchiarlo sulle labbra o sulle guancie. Che schifo!


Ora era al terzo anno e faceva parte del gruppo degli “elefanti”. La sua maestra godeva di tutto il suo affetto e con i suoi compagni-amici formava, di volta in volta e a seconda degli estri, una squadra di calcio che si batteva contro gli altri compagni-non amici, oppure un gruppo di Cow-boys che combatteva gli indiani o, meglio ancora, una squadra di poliziotti che dava la caccia a una malfamata banda di delinquenti.
Oltre a giocare, a Tommy piaceva tanto anche disegnare e colorare; adorava i momenti in cui si doveva stare tutti seduti, muniti di colori, matite, colla e forbici (quelle con la punte arrotondata, così non ci si poteva ferire) e si allestiva un cartellone da appendere alla parete. Gli piaceva vedere come un foglio tutto bianco, mano a mano, si trasformasse in un quadro bellissimo e colorato. Era orgoglioso di contribuire a quel capolavoro, a volte incollando dei ritagli di giornale, a volte eseguendo dei disegni che poi cercava scrupolosamente di colorare dentro ai margini. Ed anche se Isabella non glielo indicava espressamente, lui provvedeva sempre a firmare le sue opere con un bel “TOMMY” scritto in stampatello maiuscolo, con ogni lettera di un colore diverso.


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