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Professione lettore | #ioleggoperchè

Cos'è cambiato per Ugo?


di Stefania Bergo

Il 23 aprile è stata la giornata mondiale del libro e del diritto d'autore e a qualcuno è venuta l'idea di legare a quest'evento un bell'hashtag, #ioleggoperché, per sensibilizzare i NON lettori, far loro cambiare idea, tentare di avvicinarli alla lettura convincendoli, a suon di libri di dieci autori noti regalati sia porta a porta che online, che leggere sia bello. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo aderito all'iniziativa coi nostri libri e creato una bacheca personale con le nostre motivazioni: perché leggiamo?
Beh, fondamentalmente perché ci piace. Così come ci piace cucinare o giocare coi nostri figli. A qualcuno piace "viaggiare" con un libro, altri leggono per "imparare", per prendere spunto e poter dar stile ai loro scritti, altri per "conoscere". Che poi, detto tra noi, è davvero così importante avere un motivo, un perché?

 Veniamo ora ai nostri nuovi lettori (se ci sono stati).
Ugo ha sedici anni e legge sì e no un libro l'anno, se si escludono quelli di scuola. È stato avvicinato da un messaggero di cultura mentre stava andando a farsi un aperitivo con gli amici. Ha ricevuto in regalo un libro di Pennac e ci ha pure fatto bella figura, presentandosi all'happy hour con il volume sottobraccio, manco fosse un ragazzo di via Panisperna. Salvo poi tornare a casa e vendersi il capolavoro su ebay.
Forse, sebbene le intenzioni fossero delle migliori, il modo in cui è stata condotta la sensibilizzazione non è stato del tutto efficace. Analizzandola ora, dopo un mese, sufficiente a fare un bilancio col senno di poi, lucido, e non con quello travolto dal delirio della conversione dell'infedele, la nobile campagna #ioleggoperché aveva un difetto di fondo: era una crociata portata avanti da credenti (nei libri), tutti intenti a convertire i miscredenti, gli eretici che non svengono annusando un libro, ma pensano semplicemente che puzzi d'inchiostro.
Forse, avremmo dovuto semplicemente metterci in ascolto e cercare di capire perché gli altri non leggano (come abbiamo tentato di fare su questo blog, senza però risposta, ahimé...), e non gridare a gran voce perché noi invece lo facciamo. Regalare un libro per invogliare a leggere ha senso solo se il problema è il suo costo, perché non tutti se lo possono permettere. Ma se Ugo non legge perchè non gli piace o perchè non è mai stato abituato a farlo, allora non mi sorprende che abbia venduto il libro ricevuto in regalo senza nemmeno dargli una possibilità. 1:0 per Ugo, messaggero sconfitto. Che occasione sprecata...
Magari, a far leggere Ugo, recidivo, avrebbe dovuto pensare la sua insegnante, che lo conosce e poteva trovare per lui un autore mirato, che sapeva avrebbe catturato la sua attenzione invogliandolo ad andare oltre la prefazione. 1:0 per la professoressa Cavicchioni e nuovo lettore annoverato tra i redenti (ammesso sia obbligatorio redimersi). Perché Ugo, in realtà, NON legge perchè nessuno gli ha mai fatto amare la lettura, sempre propinata come un dovere, mai come un piacere. E ancora una volta, il regalo inaspettato di Pennac è stato interpretato come l'ennesimo obbligo.

Ma magari, se il sistema ha fallito con Ugo non è detto l'abbia fatto anche con Matilde e Giacomo, che da un mese a questa si sono innamorati del fruscio delle pagine e si sono chiesti perché non abbiano mai letto prima con così tanta passione.
Dopo un mese dall'evento, quindi, cos'è cambiato? I messaggeri hanno avuto la loro meritata soddisfazione attraverso un feedback dai lettori? Le librerie hanno aumentato il volume delle vendite? Gli store online hanno effettivamente constatato un aumentato numero di accessi? Il bookcrossing ha iniziato a spopolare tra i giovani? I siti letterari sono stati presi d'assalto per consigli di lettura e informazioni?



Stefania Bergo
Non ho mai avuto i piedi per terra e non sono mai stata cauta. Sono istintiva, impulsiva, passionale, testarda, sensibile. Scrivo libri, insegno, progetto ospedali e creo siti web. Mia figlia è tutto il mio mondo. Adoro viaggiare, ne ho bisogno. Potrei definirmi una zingara felice. Il mio secondo amore è l'Africa, quella che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui racconto nel mio libro.
Con la mia valigia gialla, 0111Edizioni.

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