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L'editoriale di Angelo Gavagnin: festa dei lavoratori?


di Angelo Gavagnin

Primo Maggio, festa dei lavoratori, questa mattina sono uscito e non ho visto nulla che me la ricordasse. Qualche anno fa, andare nella piazza della mia città il primo maggio voleva dire incontrare gente festante, con fazzoletti rossi al collo e bandiere sventolanti.
I ricordi vanno a mio padre e mio nonno. Penserete: "ma erano comunisti?". Ma quali comunisti, non avevano letto nessun Marx e nessun Lenin, erano solo dei lavoratori, orgogliosi del loro lavoro, e la bandiera rossa era solo un modo per mettersi dalla parte opposta agli "sfruttatori", ai ricchi con il portafoglio al posto del cuore. Ma mica sono tutti così i ricchi, lo si può essere anche in un altro modo.
Ultimamente le classi al potere hanno fatto un miracolo, sono riusciti a convincere quelli che hanno poco che la colpa sia di quelli che hanno niente, hanno messo l’uno contro l’altro gli ultimi e così hanno distratto tutti dal guardare loro. Gli ultimi contro gli immigrati e i vari padroni, dirigenti, ricconi evasori, se ne stanno tranquilli.
Pensiamoci, Brava Gente. Buon Primo Maggio!



Angelo Gavagnin
Ho lavorato al Porto di Venezia, un lavoro che mi lasciava periodi di libertà che ho usato per viaggiare in Thailandia, Malesia, Sri Lanca, ma anche Cuba e Santo Domingo. Sono stato varie volte in India. Ho conosciuto il Maestro Indiano Osho e ho assistito alla sua cremazione tra canti e balli. Sono diventato papà all'età nella quale di solito si diventa nonni e così sono finiti i viaggi e mi è venuta voglia di scrivere.
Non sono nato e mi sento molto bene, Youprint.

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