L'incipit | #16 La voce delle cose

OVERTURE

il mestiere di toccare il cielo
nelle parti remote del mondo
nelle pagine d’appendice
c’è un poeta triste. ogni tanto prega un suo dio strano
di dargli un segno
ma lo prega invano.
aspetta che si mostri sulla terra
una stella che popoli la notte
la sua parola, forse.
miracolo d’amore in cova
che solca con sorriso incerto
la frontiera franta e l’orizzonte denso.
pietrificata e attonita
la sua poesia se ne sta lì
e accarezza
ammutinati relitti
oggetti profumati di vita
storie calpestate e perse.
tenta di accorciare le distanze
tra parole spaventate e sparse
e le cose, le cose tutte quante.
non è arte, è una sommessa apocalisse
d’abisso formidabile
e vati oscuri.
in qualche modo
è tra i misteri più duri.


il dono
e quando i poeti ancora avevano
la forza della tigre nell’atto della caccia
con il soffio della speranza tra le vele
abbagliavano di luce l’orizzonte.
le parole erano rivoli d’eterno.

oggi nulla di questo è più possibile:
resta la gloria di un sorriso compatente
e la verità della poesia fatta di istanti.

sarà di poco conto, ma è il mio dono.

★★★★★

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